martedì 9 giugno 2020

Una sintesi #STEP24

Questo blog è stato ideato con l'intento di indagare quali siano gli ambiti in cui si manifesta il concetto di pericolo.
A partire dall'etimologia e dal significato del termine, sia in italiano sia in altre lingue, la storia di questa parola si sviluppa sin dall'antichità. Compare infatti per la prima volta in testi e documenti latini, nonostante già i Greci l'attribuissero a terribili mostri marini, come Forco o le Sirene, che rappresentavano un grande pericolo per i marinai.  
Successivamente, con l'avvento del cristianesimo, il pericolo viene identificato in quello arabo-islamico, per cui si sono combattute numerose crociate e con quello dell'idolatria.

Nella letteratura italiana, il termine compare in numerosissimi autori, poiché, seguendo il corso della storia, gli uomini hanno dovuto affrontare diversi pericoli, dalle carestie alle invasioni,dalle malattie alle guerre, di cui solo i poeti, gli artisti e gli scrittori sono stati portavoce.
Nello Zibaldone di Leopardi vi è una distinzione tra coloro che, in una situazione di pericolo, non temono, perché non pensano al pericolo stesso, e chi, invece, pensando al pericolo, ha paura.
Agatha Christie, invece, è lei stessa una "testimonial" del concetto, in quanto scrittrice di romanzi gialli. Viene spesso soprannominata la "regina del crimine" o "regina del mistero", poiché considerata un modello per suspense, trama e caratterizzazione.
Anche Montale parla di pericolo in una sua poesia nota, La primavera hitleriana. L'autore compone il testo in seguito alla visita di Hitler a Firenze nella primavera del 1938, sottolineando il pericolo di un male assoluto, contro cui tutta l'umanità deve combattere e resistere.
Nonostante si pensi che questo tragico momento storico non si possa ripetere, il romanzo di Todd Strasser, L'Onda, smentisce questa idea dimostrando che la Storia è ciclica e ne denuncia i pericoli.

Numerosi filosofi si sono espressi riguardo al pericolo, tra i più antichi non sfugge Platone, che nella Repubblica, sostiene che  la democrazia è un pericolo, perché gli uomini pretendono di vivere una vita in modo dissoluto, senza oppressione e senza una morale, non sapendo che la "sete di libertà" sfocia nella corruzione e nella paralisi del governo. Secondo Hobbes, invece, essendo l'uomo di natura "homo homini lupus", ogni individuo si trova in uno stato di pericolo e rischio, dal momento che potrebbe aggredire e allo stesso modo essere aggredito. 
Il pensiero di Heidegger su questo tema,invece, è in stretta relazione con il concetto di tecnica. Egli non condanna la tecnica in sè, ma ritiene che sia una delle modalità del disvelamento  dell’Essere, un'entità che occulta e mostra il mistero della propria essenza,che ontologicamente va identificata con il pericolo.
Il termine preso sotto indagine viene anche analizzato nel pensiero utopico, in cui il voler 'forzare' la realtà a sottomettersi a un modello perfetto di società trasforma l'utopia in un totalitarismo. Inoltre, nella filosofia della scelta, il vero pericolo è il non prendere una decisione, come l'asino di Buridano, gli ignavi e il don Giovanni di Kierkegaard.
Infine, non manca la dichiarazione di Hannah Arendt, secondo cui il pensare stesso, benché sia un semplice meccanismo, può essere anche molto pericoloso.

Al di là di testi letterari e filosofici, è interessante vedere come il termine 'pericolo' compaia anche in  molti proverbi italiani e in alcune parole polirematiche. Si può,inoltre, costruirne un abbecedario, una mappa concettuale, che metta in evidenza i grovigli delle parole che si intersecano e si intrecciano e anche inventarne una serie televisiva.
Se invece si prova a cercarlo in un'opera d'arte, appare evidente ne Il colosso di  Goya. Il quadro raffigura infatti un intero popolo che fugge da un pericolo imminente e mortale: un gigante con occhi e pugni chiusi in modo minaccioso.

Al giorno d'oggi, il pericolo viene soprattutto analizzato in relazione agli incidenti stradali e nell'ambito lavorativo, per quanto concerne la sicurezza sul lavoro. A tal proposito esiste il processo di analisi del pericolo, procedura che viene impiegata in molte discipline, tra cui l'ingegneria della sicurezza.

Tuttavia, gli ambiti sopracitati non sono gli unici a includere il termine, bisogna anche ricercarlo nelle problematiche legate all'ambiente, quali una crescita illimitata delle risorse,che,se non controllata, finisce per collassare, e le microplastiche, che invadono gli oceani e rappresentano una minaccia per tutti gli esseri viventi.

Dal punto di vista etico, si può considerare il pericolo della medicalizzazione e del fenomeno dell''enhancement'. Il primo sintetizza il rischio della riduzione dell'intelligenza umana, il secondo, causa il problema etico-antropologico relativo all'autenticità dell' identità.

A causa della triste pandemia globale del COVID-19, è stato possibile rendersi conto di come il concetto analizzato fosse tanto attuale. Durante la quarantena è stato interessante vedere come si sia passati da domandarsi se e quanto fosse pericoloso il virus, a doverci convivere, poiché non sconfitto. Inizialmente si sottovalutava il rischio che si poteva incorrere, ma poi tutti si sono allarmati in modo esagerato, a tal punto di svaligiare supermercati e considerare ogni persona un pericolo, contro cui combattere e difendersi, incarnando l'deale di Hobbes "homo homini lupus" in una dimensione più moderna, "homo homini virus".

Infine, partendo da citazioni di grandi filosofi sul tema del pericolo, quali Holderling e Husserl, si sono potute fare delle considerazioni sulla società e sulla realtà odierna.
Riportando un discorso di Indro Montanelli, è stato invece possibile collegarsi al pericolo di non avere  memoria del passato.

In conclusione, il messaggio che vuole lasciare questo blog è quello che lasciava Socrate ai suoi allievi: consapevoli della propria ignoranza, bisogna conoscere e  indagare la vera essenza delle cose. Non bisogna però accontentarsi di un'analisi monodimensionale del termine, ma aspirare a una ricerca poliedrica, dalle 'mille forme', spinti dalla stessa sete di conoscenza che caratterizzava il πολύτροπος (polytropos, "dalle mille sfaccettature, multiforme") Ulisse.

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