domenica 31 maggio 2020

Il pericolo per Leopardi #STEP20

Giacomo Leopardi - Wikipedia

 A. Ferrazzi, Giacomo Leopardi, 1820 circa, olio su tela, Recanati, Palazzo Leopardi


Lo Zibaldone, scritto tra il 1817 e il 1832, è una sorta di "diario intellettuale", in cui sono raccolti i pensieri, le riflessioni letterarie, linguistiche e filologiche dell'autore. Inoltre, comprende note e commenti a opere lette o scritte.
Grazie a questa composizione, è possibile ricostruire l'evoluzione della poetica di Leopardi, i cui principi sono la distinzione tra termini e parole, la teoria del vago e dell'indefinito, del piacere, e delle illusioni e l'importanza evocativa dei suoni del linguaggio della poesia.
Nel passo che segue vi è la distinzione tra due tipi di persone che affrontano una situazione di pericolo. Ci sono coloro che, 
quando si trovano in pericolo, non hanno paura di niente, perché non pensano al pericolo stesso. Questo atteggiamento è dovuto al fatto che essi o non sono abituati a riflettere in generale, o sono avvezzi a quel tipo di situazione, oppure sono distratti da altre occupazioni. Altri, invece, pensando al pericolo, temono, eccetto se riguarda la morte o una qualsiasi altra disgrazia imminente, che a loro parere non è vista come un male. In questo caso, queste persone non vedono un pericolo nel pericolo.







"Coraggio propriamente detto non si dà in natura, è una qualità immaginaria e di speculazione. Chi nel pericolo non teme, non pensa al pericolo, o abituato a non riflettere, o avvezzo a quei tali casi, o distratto da faccende o da altri pensieri in quel punto. Chi pensa al pericolo, teme; eccetto se la morte, o quel qualunque danno imminente, nell’opinion sua non è male. In tal caso, quel pericolo non è pericolo a’ suoi occhiMa creder male una cosa, conoscersi in pericolo d’incorrervi, aver presente al pensiero il pericolo, e non temere; questo è il vero coraggio; e questo è impossibile alla natura. I cosí detti coraggiosi, rimangono maravigliati quando ne’ pericoli veggono altri che temono; e dimandano perchè. Essi non si erano accorti del rischio, o vi avevano fatto piccolissima attenzione. Vedi un tratto di Carlo XII re di Svezia, assediato in Stralsund, ap. Voltaire, liv. 8, ed. Londra, 1735, t. II, p. 160-1 (26 aprile 1829). (4495)"




Fonti:                                                                                  
https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Zibaldone_di_pensieri_VII.djvu/438;
Marta Sambugar, Gabriella Salà, Paesaggi letterari, ed. La Nuova Italia (2015).


venerdì 29 maggio 2020

L'UTOPIA: un pericolo e una minaccia #STEP 19

L'utopia è "la formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello" .
L’utopismo, invece, è la realizzazione pratica di tale idea, cosa che causa problemi, in quanto risulta impossibile creare un mondo perfetto. 

Utopia - Wikipedia
Illustrazione per Utopia di Thomas More
Benché il termine 'utopia' abbia fatto la sua comparsa solo in epoca moderna, già nell'antichità classica era noto questo concetto. Ne sono un esempio la terra dei Feaci, le isole dei beati e l’età dell’oro, luoghi cantati in poesia, ma anche la Ciropedia di Senofonte, una rappresentazione utopistica del sovrano ideale, e soprattutto l' utopia politico-filosofica della  Repubblica di Platone.
Il conio del neologismo si deve però a Thomas More, il quale, nel 1516, pubblicando la sua opera omonima, diffuse il genere letterario dell’utopia. 

La parola deriva dal greco οὐ ("non") e τόπος ("luogo") e significa "non-luogo". Nel termine, però,  essendo stato coniato da un inglese, è presente un gioco di parole con l'omofono inglese eutopia, "buon luogo". L'identica pronuncia dà origine ad un doppio significato. Infatti l'utopia sarebbe un luogo buono o bello, ma inesistente, o se non altro irraggiungibile.

"L’utopia è un pericolo e una minaccia, un progetto di sovvertimento dell’ordine sociale allo scopo di instaurare un nuovo e inquietante regime, inevitabilmente totalitario e liberticida. Occorre coltivare una sana diffidenza verso le utopie, perché nascondono sempre il rovescio di ciò che promettono: l’ingiustizia invece dell’equità, la disperazione invece della felicità. Bisogna fermare gli utopisti prima che facciano danno, perché certamente le loro immagini sono seducenti, ma essi getteranno la maschera non appena avranno acquisito il potere."
                                                                                   Roberto Mordacci, Ritorno a Utopia


Il pericolo del pensiero utopico, quindi, consiste nel voler 'forzare' la realtà a sottomettersi a un modello perfetto di società, con conseguenze spaventose, in quanto il mondo reale è limitato e imperfetto e come tale è anche l'esistenza umana. 
Proprio l'eliminazione della differenza tra l'utopia e il reale, il fatto di non riconoscere l'imperfezione umana e di considerare la violenza, la guerra, la lotta, azioni innocenti fatte per un bene assoluto causano la trasformazione dell'utopia da ideale a totalitaria. Per questo motivo, è necessario guardare alla realtà presente e concreta, per non cadere vittime di un mondo falso, ingannevole e pericoloso, in cui vengono meno le libertà individuali e collettive, in cui vigono regole opprimenti e repressive.



HEIDEGGER "L'essenza della tecnica[...]è il pericolo" #STEP18

"Il pericolo non è la tecnica. Non c’è nulla di demoniaco nella tecnica; c’è bensì il mistero della sua essenza.[...]L’essenza della tecnica, in quanto è un destino del disvelamento, è il pericolo. Il senso modificato della parola Ge-stell, im-posizione, ci risulta forse già un po' meno strano, ora che pensiamo l’im-posizione nel senso di destino e di pericolo (Geschick und Gefahr)."
                                                                                    Heidegger, La questione della tecnica


Martin Heidegger - Wikipedia
Foto di Martin Heidegger





           

Secondo Hedegger, la tecnica è la forma in cui l'Essere si manifesta e si occulta, è il prodotto di un pensiero tecnico-scientifico che, inizialmente, riduce la natura a un "insieme calcolabile di forze" e che, in seguito, la sottopone a un violento sfruttamento, pianificando e organizzando gli interventi in modo tale da manipolare e dominare la Terra. La produzione tecnica è diventata fine a se stessa e la natura si è subordinata a finalità umane; ne è un esempio il Reno, che, come scrive il filosofo, è incorporato nella costruzione di una centrale elettrica.
Heidegger, però, non condanna la tecnica in sè come "opera del demonio", ma suggerisce di usare correttamente i suoi prodotti, mantenendosene liberi. Egli ritiene che la tecnica sia una delle modalità del disvelamento (alétheia) dell’Essere, un qualcosa che allo stesso tempo nasconda e mostri il mistero della propria essenza, che, in chiave ontologica, va identificata con il pericolo .
Il modello di disvelamento operante nel mondo della tecnica è inteso dal filosofo come una provocazione che non ha nulla a che vedere con la pòiesis attraverso cui, secondo la tradizione, la téchne otteneva il disvelamento (alétehia) dell’Essere ma  "pretende dalla natura che essa fornisca energia che possa come tale essere estratta e accumulata."

Fonti:
M. De Bartolomeo , V. Magni, Storia della Filosofia 4. Filosofie contemporanee, ed. Atlas 

venerdì 22 maggio 2020

Il pericolo di non avere memoria del proprio passato

"Un Paese che ignora il proprio Ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla, non può avere un Domani. Io mi ricordo una definizione dell'Italia che mi dette in tempi lontanissimi un mio maestro e anche benefattore, che fu un grande giornalista, Ugo Ojetti, il quale mi disse: «Ma tu non hai ancora capito che l'Italia è un Paese di contemporanei, senza antenati né posteri perché senza memoria». Io avevo 25-26 anni e la presi come una boutade, per una battuta, un paradosso. Mi sono accorto che aveva assolutamente ragione. Questo è un Paese che ha una storia straordinaria, ma non la studia, non la sa. È un Paese assolutamente ignaro di se stesso. Se tu mi dici cosa sarà un domani per gli italiani, forse sarà un domani brillantissimo. Per gli italiani, non per l'Italia. Perché gli italiani sono i meglio qualificati a entrare in un calderone multinazionale perché non hanno resistenze nazionali. Intanto hanno dei mestieri in cui sono insuperabili. [...] Voglio dirlo senza intonazioni spregiative, nei mestieri servili noi siamo imbattibili, assolutamente imbattibili. Ma non lo siamo soltanto in quello. L'individualità italiana si può benissimo affermare in tutti i campi, anche scientifici. Io sono sicuro che gli scienziati italiani, i medici italiani, gli specialisti italiani, i chimici, i fisici italiani quando avranno a disposizione dei gabinetti europei veramente attrezzati brilleranno. Gli italiani, l'Italia no. L'Italia non ci sarà, non c'è. Perché gli italiani che vanno in Germania diventeranno tedeschi. [...] Alla seconda generazione sono assimilati. Dovunque vadano, sono assimilati. [«Ma questo è un difetto?»] No... è un difetto... è un difetto ed è anche una virtù. È una qualità. Voglio dire: per l'Italia non vedo un futuro, per gli italiani ne vedo uno brillante."
                                                                                                  Indro Montanelli, 29 Settembre 1990
Video relativo all'intervista sopra citata

martedì 19 maggio 2020

Agatha Christie come "testimonial" del pericolo #STEP16

Se si dovesse pensare a un "testimonial"del concetto di pericolo, la figura di Agatha Christie non passerebbe inosservata.
La scrittrice e drammaturga britannica è diventata celebre grazie ai
suoi romanzi e racconti gialli, noti a livello mondiale.
Agatha Cristie
La fama dell'autrice si è creata per via delle numerose trame classiche che ha introdotto. Queste ultime sono strutturate principalmente in questo modo:
viene commesso un omicidio, ci sono più sospetti, ognuno dei quali cela dei segreti,che il detective scopre gradualmente nel corso della narrazione, rivelando i più clamorosi verso la conclusione. 
I colpevoli nei misteri della scrittrice comprendono anche i bambini, poliziotti, narratori, individui già deceduti.
Spesso definita "regina del crimine" o "regina del mistero", Agatha Christie viene considerata un modello per suspense, trama e caratterizzazione.


Il romanzo giallo è un "tipo di romanzo poliziesco assai diffuso [...], che tiene desto l’interesse del lettore con la narrazione di misteriosi delitti e di vicende impreviste, sensazionali."
Proprio perché ha a che fare con un clima sospetto, in cui le persone non sono realmente come si mostrano, accadono uccisioni inaspettate, non ci sono certezze, se non alla fine della storia, ma solo timore, dubbio,diffidenza, il giallo è legato al concetto di pericolo.
In Agatha Christie il tema è presente già nel titolo di due opere:  Il pericolo senza nome (1932) e Il mondo è in pericolo (1951) .
Il pericolo senza nome - Agatha Christie - Anobii
Copertina del libro
Il pericolo senza nome
Hercule Poirot decide di concedersi un po' riposo in Cornovaglia, ma dinnanzi ai suoi occhi uno sconosciuto attenta alla vita di una  ragazza, cosa che costringe l'investigatore a riprendere la sua attività. Vi sono due problemi da risolvere: il primo consiste nel convincere Nicky, vittima di una serie di incidenti, che, nonostante l’assenza apparente di motivi, qualcuno la vuole davvero uccidere; il secondo è relativo al mistero di un omicidio che sembrerebbe non commesso...







                                                                                                                                                                                                                                                                                                             

 Il mondo è in pericolo 
Il mondo è in pericolo - Agatha Christie - Anobii
Immagine di copertina
Victoria Jones è una ragazza  speciale, con un animo molto romantico. Quando conosce il giovane Edward, che sta per partire per Baghdad, decide di imbarcarsi anche lei per il Medio Oriente in cerca di avventura.
Quello che però  non si aspetta è di venire coinvolta in una storia di spionaggio internazionale.  
Suo malgrado, solo grazie a lei, si scoprirà un complotto di enormi proporzioni.












Fonti:

ABC del pericolo #STEP17

Azzardo
Bulimia
Coccodrillo
Danno
Emergenza
Frangente
Gastroenteriti
Hitler
Insicurezza
Junk food
Krzywda
Letalità
Minaccia
Nocività
Orso polare
Probabilità
Quidditch
Rovina
Squalo bianco
Timore
Uragano
Virus
Whipple
Xeno
Y(ittrio)
Zittire





Sì o no? Destra o sinistra? Sotto o sopra? Domani o oggi?...Il vero PERICOLO è NON SCEGLIERE

"Il libero arbitrio è un concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona ha la facoltà di scegliere gli scopi del proprio agire e pensare, tipicamente perseguiti tramite volontà, nel senso che la sua possibilità di scelta ha origine nella persona stessa e non in forze esterne."
Quale via?

La scelta tra due o più proposte implica una sola preferenza, quella considerata migliore, più adatta o conveniente delle altre. Tuttavia la decisione non è mai così semplice, in quanto di fronte a un 'bivio' di alternative, spesso entrambe sembrano vantaggiose e questo comporta una situazione di confusione, in cui l'individuo non è più capace di scegliere.

Il celebre paradosso dell’asino di Buridano, ne è un esempio. L'animale che si trova in mezzo a due fasci di fieno, morirebbe di fame a causa dell’incapacità di determinare la scelta.
Proprio questa paura di prendere una strada piuttosto che un'altra mette in crisi l'animo umano, ma al di là della paura, il vero pericolo è non scegliere.
Giovanni Buridano - Paradosso dell'asino
Il paradosso dell'asino
Ciascun individuo si preoccupa così tanto del futuro che dinnanzi a un' eventuale scelta presente preferisce nascondersi e fuggire, restando di fatto 'fermo'. 

Gli ignavi
Il primo girone dell’ Inferno dantesco, infatti, è la sede eterna degli ignavi, coloro che in vita non hanno saputo prendere posizione e che, per contrappasso, sono condannati a inseguire un' insegna vuota, su cui non c'è scritta alcuna parola, mentre vengono punti da degli insetti. 
Questa pena sottolinea che ciò che conta è muoversi, in una direzione o nell'altra, non importa quale. Il più grande pericolo è rimanere fermi, quindi la paura di decidere non dovrebbe frenare l'individuo, ma spingerlo a 'prendere una via'.

Un altro personaggio, che incarna l'incapacità di scegliere è il Don Giovanni di Kierkegaard.
Questa figura è in grado di utilizzare le migliori strategie di fascinazione per attrarre qualsiasi fanciulla che incontra, ma appena raggiunge il suo scopo, egli fugge, essendo incapace di restare. "Schiavo di un processo che lo condanna, non è in grado di scegliere e ciò lo porterà ad una profonda disperazione."


domenica 17 maggio 2020

Il pericolo di una crescita illimitata #STEP15

"Il Club di Roma è una associazione non governativa, non-profit, di scienziati, economisti, uomini d'affari, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di Stato di tutti e cinque i continenti."
Fu fondato nel 1968 dall'imprenditore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King, insieme a premi Nobel e leader politici e intellettuali.
Limits To Growth: la lezione degli scenari 'sbagliati ...
grafico sullo 'stato del mondo'
Con il  The Limits of Growth  (1972)  il Club di Roma predisse che la crescita economica non potesse continuare all'infinito a causa della limitata disponibilità di risorse naturali e dell'incapacità di assorbire l'inquinamento umano da parte del pianeta.
Secondo questi scienziati, una catastrofe minacciava la Terra. L'umanità era quindi destinata a soccombere, se non si fossero arrestati i ritmi di crescita della popolazione e della produzione, lo sfruttamento delle risorse, lo spreco di energia e l'inquinamento.

Gli autori dell'opera ponevano l'umanità di fronte a una scelta imprescindibile: stabilire se fosse meglio interrompere in modo programmato la crescita oppure lasciarla avanzare fino a raggiungere il limite ultimo, per poi collassare.

Al fine di raggiungere un modello di sviluppo sostenibile, che garantisse a tutti il soddisfacimento dei bisogni materiali fondamentali e che non togliesse alle generazioni future il diritto di avere le stesse condizioni di vita, l'unica soluzione possibile che si prospettava era quella dello stato di equilibrio.
Quest'ultimo è un 'modello di sviluppo senza crescita', in cui solo la popolazione e il capitale dovrebbero rimanere costanti per il mantenimento di tale equilibrio.
Invece, tutte le attività umane che non portino allo spreco di risorse non rinnovabili e che non provochino un degrado ambientale potrebbero crescere indefinitamente.

"Ogni incremento di produttività non potrebbe essere tradotto in un aumento della produzione, perché questa dovrebbe rimanere costante. Il progresso tecnologico potrebbe così riflettersi in una riduzione del lavoro richiesto, ovvero in una maggiore disponibilità di tempo libero (Meadows et al., 1972: 174-8)."

"Nello stato di equilibrio il motore dello sviluppo potrebbe essere il miglioramento delle condizioni di vita anziché la crescita costante (Vecchietti, 2011: 8-9)."

Instaurando questo modello, si potrebbe evitare il pericolo di una crescita senza freni.


Questa idea di uno 'sviluppo senza crescita' è una prospettiva che si può ancora realizzare , se non si perde il poco tempo rimasto. Più si continua a rimandare il momento di scegliere quale strada intraprendere, più l'umanità si illuderà di poter scampare il rischio del collasso.






Fonti:
https://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/club-di-roma-e-limiti-alla-crescita
https://it.wikipedia.org/wiki/Club_di_Roma

domenica 10 maggio 2020

"Il maggior pericolo dell’Europa è la stanchezza..."




La profezia di Edmund Husserl e il destino dell'Europa | Ontologismi
Edmund Husserl 
«Il maggior pericolo dell’Europa è la stanchezza. Combattiamo contro questo pericolo estremo, da buoni europei, con quella fortezza d’animo che non teme nemmeno una lotta destinata a durare in eterno. Allora dall’incendio che distruggerà lo scetticismo, dal fuoco soffocato della disperazione per la missione umanitaria dell’Occidente, dalla cenere della grande stanchezza, rinascerà la fenice di una nuova interiorità di vita e di una nuova spiritualità, il primo annuncio di un grande e remoto futuro dell’umanità: perché soltanto lo spirito è immortale».

Questo passo di Edmund Husserl è tratto dall'opera  La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale (1936),  in cui l'autore fornisce un resoconto storico e causale della coscienza umana, mostrando l'inevitabile necessità di un riorientamento trascendentale-fenomenologico della filosofia.
Nel frangente drammatico dell’Europa degli anni ’30, infatti, la fenomenologia trascendentale diviene «una sorta di credo salvifico, che tende a perdere i propri appigli con la realtà e a dissolversi negli orizzonti dell’utopia».

Sulla crisi, sull'asservimento alle tecnoscienze, sul ruolo della ...
Phenomenology
Al filosofo, in quanto funzionario dell’umanità, spetta il compito di avviare una rivoluzione dello sguardo sul mondo, a ridestare l’Europa alla razionalità. Questo risveglio della ragione ha un fine ben preciso: sfuggire alla logica della realtà, luogo della forza, della prevaricazione tra nazioni e individui, e della violenza.


Questa dichiarazione di Husserl relativa alla stanchezza europea, vista come il maggior pericolo, sembra richiamare la situazione attuale, in cui l'Europa si trova piegata da un virus quasi invicibile.
Proprio a causa del fatto che non sia ancora stato scoperto un vaccino o un rimedio stabile a questa pandemia che dilaga ogni giorno, le persone iniziano a essere stanche, stanche di stare in casa, stanche di non vivere come prima, stanche di non poter lavorare o di non avere tregua, nel caso di medici, infermieri e tutti coloro che sono in prima linea in questa battaglia. La speranza che vada tutto bene non è ancora svanita e non svanirà finché le persone si impegneranno a rispettare le dovute misure e regole disposte dal governo. Forse proprio "dalla cenere della grande stanchezza, rinascerà la fenice di una nuova interiorità di vita e di una nuova spiritualità" , ma anche di un nuovo corso, di una nuova vita che ciascuno dovrà affrontare, più consapevole delle situazioni passate e più attento alle conseguenze delle proprie azioni. Insomma, un futuro diverso, magari più bello, ma sicuramente nuovo.



Fonte:
https://www.phenomenologylab.eu/index.php/2014/03/husserl-crisi-scienze-europee-giovanni-piana/

LE MICROPLASTICHE: un pericolo per tutti gli esseri viventi #STEP14


Immagine dell'articolo del 7 maggio 2020 da cui è stata tratta la notizia
Un gruppo di ricercatori di diverse università europee ha recentemente pubblicato sulla rivista 'Science' le stime della quantità di microplastiche che si depositano sul fondo oceanico.
Gli studi mostrano che le correnti oceaniche, trasportando in profondità i piccoli frammenti di plastica e fibre, li depositano sul fondo del mare, provocando la loro  concentrazione negli "hotspot", enormi accumuli di sedimenti.
Oceani, perché il pericolo viene dalle microplastiche
Plastica galleggiante
I piccolissimi pezzi di plastica che si trovano sui fondali sono formati soprattutto da fibre tessili, e, non essendo filtrati in modo adeguato negli impianti di trattamento delle acque,  si riversano nei fiumi e negli oceani.

La situazione è grave perché le concentrazioni di microplastiche sono molto elevate. Inoltre, "le correnti oceaniche profonde trasportano anche ossigeno e sostanze nutritive. Questo significa che gli hotspot delle microplastiche del fondo marino ospitano anche importanti ecosistemi che possono consumare o assorbire le sostanze inquinanti." Bisogna, dunque, proteggere i fondali marini prima che sia troppo tardi. Infatti lo studio di questi ricercatori è utile, in quanto "fornisce non solo il primo collegamento diretto tra il comportamento di queste correnti e le concentrazioni di microplastiche dei fondali marini ma può anche aiutare a localizzare la posizione di altri hotspot e a contribuire alla ricerca sull'impatto delle microplastiche sulla vita marina."

Breve nota sulle microplastiche
Le microplastiche sono dei piccolissimi pezzi di plastica, in genere di dimensioni minori di un millimetro, e al giorno d'oggi rappresentano uno dei più grandi problemi ambientali. Si trovano in tutto il mondo, anche sulle Alpi  e nelle acque dell’Antartide.
La colpa di questo danno è attribuibile agli esseri umani, i quali immettono circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica all'anno negli oceani. Soltanto l’1% galleggia in superficie e quindi risulta visibile, del restante 99% non si sa molto.

Per quanto concerne la fauna marina le microplastiche sono una vera minaccia. I piccoli esseri viventi, scambiandole per plancton, si nutrono di esse; successivamente entrano a far parte dell'alimentazione degli esseri viventi più grandi, poiché predatori di quelli più piccoli. La catena continua fino a raggiungere gli umani. Quindi, controllare l’immissione di tali plastiche nell'ambiente significa non solo salvaguardare la fauna marina, ma anche  tutti gli altri esseri viventi,uomini compresi. 



Fonti:
https://www.repubblica.it/ambiente/2020/05/07/news/oceani_-25592



sabato 9 maggio 2020

L'ingegneria della sicurezza #STEP13


Il pericolo, essendo una "circostanza o complesso di circostanze da cui si teme che possa derivare grave danno", deve essere preso in considerazione da qualsiasi ingegnere.
Infatti, ciascuna opera di ingegneria ha effetti sulle persone e sulla società: l'ingegnere è colui che
utilizza le sue competenze per apportare dei benefici alla comunità. Proprio per assicurare questo  benessere, è necessario che egli sia responsabile delle proprie decisioni riguardo ai progetti che realizza e che sia in grado di garantire la sicurezza evitando i possibili rischi e pericoli che possono derivare da una determinata opera.
In particolare, la branca che maggiormente ha a che fare con questi fattori è quella dell'ingegneria della sicurezza. 

Questo indirizzo è caratterizzato dall'analisi del contesto del pericolo attraverso l'uso degli strumenti tradizionali integrati dalle tecniche di analisi del rischio al fine di affrontare le problematiche legate alle esigenze delle persone e dei beni nei vari rami dell'ingegneria ambientale, industriale e dell'informazione.
La laurea magistrale in ingegneria della sicurezza ha l'obiettivo di fornire competenze trasversali e la capacità di identificare i fattori di rischio e di analizzare le condizioni di sicurezza, sia nei processi e negli impianti industriali, sia nella costruzione di strutture, infrastrutture e opere di ingegneria.

"L'ingegnere della sicurezza deve possedere gli strumenti per l'organizzazione e la gestione della sicurezza, intesa come insieme di soluzioni tecniche e procedure, al fine di prevenire e fronteggiare eventi accidentali e naturali di natura dolosa e/o colposa, che possono danneggiare le persone fisiche e le risorse materiali, immateriali e organizzative."
Lauree Magistrali Biennali : Ingegneria della Sicurezza
Sicurezza

Alcuni esami da affrontare:
• analisi di rischio
• igiene del lavoro e prevenzione sanitaria
• diritto della sicurezza sul lavoro
• sistemi e impianti antincendio
• sicurezza e manutenzione degli impianti industriali
• sicurezza e gestione dei sistemi elettrici
• sicurezza degli impianti chimici
• sicurezza nei cantieri

Prospettive di lavoro
I laureati in ingegneria della sicurezza trovano lavoro presso le unità produttive, gli enti che si occupano di protezione civile, le società di consulenza e infine nell'ambito della sicurezza del territorio poiché in grado di garantirne il rispetto e l’efficacia.



Fonti:
https://www.ingegneriadellasicurezza.it/categorie-dei-rischi/
https://www.teknoring.com/news/formazione-professionale/ingegneria-sicurezza-universita-formazione/


Una sintesi #STEP24