venerdì 5 giugno 2020

Serie TV: "Un pericolo per cambiare" #STEP22

Prima puntata: Laura
Settembre 2019, Trento.
Smart City Index, vince Trento. Sul podio anche Torino e Bologna ...
Trento
Laura ha 18 anni e frequenta l'ultimo anno di liceo. Ha sempre avuto la passione per le scienze, è sempre andata bene a scuola, non ha mai preso un brutto voto e il prossimo anno inizierà la carriera universitaria presso la facoltà di medicina. Ha i capelli biondi, gli occhi azzurri, è alta e slanciata, fa sci agonistico e vuole diventare un'istruttrice di sci. I suoi genitori la adorano, è la loro unica figlia e farebbero qualsiasi cosa per lei. Insomma, una ragazza perfetta...se non fosse che ha un problema: dà le cose per scontate.
Laura crede che le sia tutto dovuto perché è brava, bella e intelligente, perché non sbaglia mai un colpo e infatti riesce a ottenere il massimo in tutto quello che fa. Ritiene di essere una persona privilegiata, al di sopra degli altri, se fosse possibile vorrebbe entrare a scuola su un tappeto rosso.
Questo suo atteggiamento la rende prepotente e di conseguenza non ha amici, nonostante questo, non si dà per vinta, è fermamente convinta che siano gli altri a non capire che importanza abbia lei nel mondo e quindi non si preoccupa di essere sola tutto il giorno.
La certezza di avere e poter avere tutto la rende forte, ma si sbaglia. Proprio il fatto di dare le cose per scontate è un gran pericolo, perché, come si sa, la sorte gira, la dea Fortuna è bendata e le cose possono cambiare da un momento all'altro, senza che uno se lo aspetti.
Una sera, Laura decide di uscire a prendere una boccata d'aria, dopo la giornata intensa passata a studiare e a sciare. Oltrepassata la soglia di casa, inizia a camminare lungo il marciapiede stretto che affianca le villette a schiera dei suoi vicini, in lontananza si sente solo un cane abbaiare. Attraversa al solito semaforo, una bici le taglia la strada, Laura si innervosisce e inizia a inveire contro il ciclista, nel frattempo sente il motore di un auto arrivarle sempre più vicino, si volta di scatto. Le luci dei fari la abbagliano. La macchina la urta, cade. Il buio.

Seconda puntata: Marco
I 7 segnali della depressione maschile | Fondazione Umberto Veronesi
Depressione
Marco ha 25 anni, è depresso e ha perso il lavoro. Beve alcolici tutto il giorno e non fa niente. Non sta bene con se stesso e con gli altri, per questo motivo aveva iniziato ad andare da uno psicologo per farsi aiutare. Ultimamente, però, le cose non vanno bene. I consigli dello specialista a suo parere sono inutili e quindi smette di andarci. Per cercare di guarire, inizia ad assumere delle sostanze allucinogene per poter evadere dalla realtà ed essere felice. Ogni sera prende la macchina e va in giro, a volte nei locali, a volte vaga senza meta, a volte fa solo il giro dell'isolato. Non è mai in compagnia e man mano che passano i giorni  egli è sempre meno cosciente delle sue azioni.

Marco, quindi, rappresenta il tipico soggetto pericoloso, che ,ignaro di sé e degli altri, per motivi psichici e a causa dell'assunzione di droghe e alcolici, può recare danno alle persone che lo circondano. Il pericolo più grande è il suo stato di incoscienza.
Sfondo urbano di una strada buia al crepuscolo con auto e traffico ...
Strada buia con una macchina in lontananza

La sera in cui Laura ha l'idea di farsi una passeggiata serale, Marco decide di uscire con la macchina, come suo solito. Questa volta, però, oltre ad aver bevuto molto, è stanco e fa fatica a tenere gli occhi aperti. Quando svolta l'angolo nella via in cui si trova Laura, preme il pedale dell'acceleratore e non lo stacca fino all'urto. Il tutto accade in pochissimi secondi, si accorge troppo tardi che sta investendo una ragazza. Laura viene scaraventata qualche metro più in là, batte la testa e non si alza più. Marco è sbalordito, le mani gli tremano sul volante, appena si rende conto di cosa ha fatto inizia a urlare. Ha paura, non capisce più chi sia e cosa ci faccia lì, ma riesce comunque a chiamare i soccorsi e a denunciarsi alla polizia.

Terza puntata:accettazione dei propri limiti e lieto fine
Una settimana dopo l'incidente, Laura torna finalmente a casa. Fortunatamente, non ha perso la memoria, il colpo alla testa non le ha creato danni cerebrali, solo qualche ematoma e tre giorni di coma. Le braccia solo piene di lividi e tagli, la faccia intatta. Tutto sommato poteva andarle peggio...ma per quanto riguarda le gambe, ecco, ha avuto sfortuna. Le ha entrambe ingessate, si può muovere solo su una sedia a rotelle e il medico dice che rimarrà zoppa per tutta la vita. Un trauma. Il suo sogno di diventare un' istruttrice di sci è stato infranto da quell'incidente, non potrà più allenarsi, sarà già tanto se riuscirà in qualche modo a camminare in un modo decente. Pensa a quante cose avrebbe potuto fare quella sera, se non fosse uscita. Avrebbe continuato a studiare matematica per portarsi avanti, avrebbe potuto studiare per il test di medicina, avrebbe potuto guardarsi un film con i suoi genitori, avrebbe potuto fare mille cose, ma aveva deciso di fare una passeggiata. Distrutta più per il fatto di non poter raggiungere quella perfezione a cui tanto aspirava che per l'incidente e lo spavento in sé, si sente finita, spezzata, priva di un senso. Non vuole tornare più a scuola. Vuole morire. Ormai tutto quello che poteva fare se l'è giocato, non a carte, ma attraversando una strada.

Marco ha subito un processo e alla fine il giudice ha deciso di ricoverarlo presso la Casa di Cura S. Maria di Bolzano. Il giudice non gli ha scontato la pena, ma ha stabilito che dovesse per prima cosa curarsi. Il suo atto non è in alcun modo giustificabile, ma non è stato voluto. La colpa va in parte allo specialista psicologo che anziché indirizzarlo al centro sopracitato, ha lasciato che il paziente non si presentasse più alle sedute, benché il suo grave stato di salute lo richiedesse.
Giardino della clinica
Ogni giorno Marco si siede all'ombra di un albero nel giardino della clinica di Bolzano. Ha sempre carta e penna e scrive una lettera, che invia poi a Laura. Parla di sé, per farle capire chi è e per spiegarle che non voleva farle del male. Le racconta la sua vita, difficile fin da subito. Orfano di padre, madre alcolizzata e allontanata da lui all'età di 6 anni, dopo la scuola dell'obbligo aveva iniziato a lavorare in un'officina di auto, da cui era stato poi licenziato un anno prima dell'incidente. Le scrive tutti i giorni, ma non riceve risposta. Non si arrende e continua a farlo, alla fine di ogni lettera si sente bene, si alleggerisce di tutti quei pesi che gli schiacciano il cuore e la mente.

Passa un anno. Marco riceve una risposta. Laura vuole vederlo.
I genitori di Laura le avevano nascosto le lettere per proteggerla, non volevano che soffrisse, volevano che tornasse quella di prima, per quanto fosse possibile. Laura, invece, era cambiata, aveva aperto gli occhi sul mondo e si era accorta che anche le persone da lei giudicate inferiori erano buone e le volevano bene. Aveva imparato ad apprezzare le piccole cose, dando loro importanza. Quando aveva scoperto dell'esistenza delle lettere le aveva volute leggere tutte in un giorno. Pensava che Marco fosse un criminale. Le sue convinzioni erano ancora una volta errate. A leggere quelle parole semplici, ma forti, si era commossa e aveva provato delle emozioni nuove: compassione, pietà, amore.

Laura parte e va a Bolzano, benché zoppichi e faccia ancora fatica a camminare. Arriva alla clinica e finalmente vede Marco. Si abbracciano come se si conoscessero da sempre, sono felici e si sentono 'realizzati'. Nessuno di loro avrebbe mai pensato che da un pericolo, oltre ai danni, potessero nascere delle conseguenze positive.








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